“Hitler non voleva sterminare gli ebrei, solo espellerli“. L’improbabile dichiarazione è del primo ministro di Israele, Netanyahu.
Da troppi anni i governi israeliani appaiono come infelici risultati del sonno della ragione. La spirale di odio che soffia in Medio Oriente è frutto dell’irresponsabilità della comunità internazionale, che dall’inizio del XIX secolo ha guardato alla Palestina con disinteresse (prima) e confusi quanto formali sensi di colpa (dopo).
Gli alleati delle democrazie occidentali e di Israele, all’interno degli interessi strategici della Nato, continuano ad essere gli emirati arabi e il governo turco di Erdogan, mentre Marwān Barghūthī e Abdullah Öcalan, insieme a molti altri partigiani della libertà e della laicità, continuano ad invecchiare nelle carceri.
Non è difficile comprendere quanta retorica si nasconde dietro al racconto della piccola Israele che come Davide si difende da un Golia mussulmano. Se davvero Hamas fosse il problema delle democrazie occidentali, queste ultime dovrebbero prendere in considerazione anche i rapporti con il Qatar, per fare un esempio.
Invece alla base di tutto c’è un blocco di interessi economici e geopolitici che guarda con cinismo ed indifferenza alla causa del popolo palestinese, vittima di segregazione razziale e a cui si chiede di espiare le colpe dell’antisemitismo degli europei. La stessa sovrapposizione tra questione ebraica e sionismo è frutto di disonestà intellettuale, mescolata ad ignoranza in cattiva fede.
Qualche giorno fa è uscito un appello di Barghūthī di cui riportiamo un estratto.
E allora, in mancanza di un intervento internazionale per porre fine all’occupazione, in mancanza di una seria azione dei vari governi per interrompere l’impunità di Israele, in mancanza di qualunque prospettiva di protezione internazionale per il popolo palestinese sotto occupazione, e mentre il colonialismo e le sue manifestazioni violente hanno un’impennata (compresi gli atti di violenza dei coloni israeliani), cosa dovremmo fare?
Per tutti questi motivi non ci limitiamo ad aderire alla manifestazione di venerdì a fianco del popolo palestinese ma aggiungiamo queste poche parole che rafforzano i motivi per cui saremo anche noi in piazza.