Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Firenze, 03 novembre 2020
La risposta del Comune alle domande poste dal Gruppo Sinistra Progetto Comune sul caso della donna allontanata da un alloggio di edilizia residenziale pubblica in piena emergenza Covid-19, e mentre ancora sono bloccati gli allontanamenti dagli immobili (pubblici e privat), non è stata certo soddisfacente.
Sappiamo benissimo che in tema di alloggi pubblici si parla di decadenza anziché di sfratto, ma purtroppo la sostanza non cambia. Siamo altrettanto coscienti che il Comune deve agire in attuazione della legge regionale sull’ERP. Ma pensiamo anche che un Comune, che non è una società immobiliare, debba considerare tutti gli aspetti prima di mettere delle persone sulla strada.
Tanto più se, come è avvenuto, si è voluta considerare la casa come una questione “sociale”.
In passato situazioni difficili come quella in questione, e anche peggiori, sono state affrontate con un approccio integrato che prevedeva la partecipazione in prima linea di personale degli uffici casa e sociale, oltre che della Polizia Municipale (che anch’essa aveva un’attitudine meno muscolare di quello che in questi giorni sta sfoggiando). In occasione degli sfratti talvolta sono state offerte sistemazioni alternative in struttura, certo non esaltanti (specie in quanto prevedevano la divisione delle famiglie) e a volte rifiutate, ma era comunque un segnale di come si cercasse di risolvere il problema invece di allontanarlo semplicemente dalla soglia della proprietà comunale.
Questo, paradossalmente, quando la casa era correttamente incardinata nella gestione del patrimonio comunale.
Adesso invece il Comune sembra affrontare la questione casa solo dal punto di vista del rispetto della legge che, ripetiamo, pur se necessario, non può essere l’unico filtro con cui un Comune possa leggere una realtà sociale in grande e crescente difficoltà.