PRC Firenze – 31 luglio 2014
La chiusura del quotidiano l’Unità rappresenta una brutta notizia e manifestiamo la nostra solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti in questa vicenda.
Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci rappresenta una storia importante per il movimento operaio e comunista italiano. Non vogliamo però scadere nella vuota retorica che incombe su qualsiasi buona intenzione in queste occasioni. Ricordiamo che il quotidiano negli ultimi anni aveva scelto linee editoriali (e politiche) che non condividevamo, così come era evidente quanto debole fosse il tentativo di rappresentare lo spazio della sinistra del centrosinistra (diversamente declinata ma nell’ultimo periodo quasi sempre collegata con una corrente interna al Partito Democratico). Ovviamente sono pareri soggettivi, ma faremmo torto alla verità se nascondessimo questi giudizi.Questo episodio, che speriamo non sia definitivo, ci ricorda la vicenda di Liberazione, il nostro quotidiano comunista che ha vissuto un periodo travagliato, per poi tentare la via esclusiva del web, per poi chiudere definitivamente.
Il mutamento della società passa anche da questi episodi, accomunati da una crisi che ha bloccato sul nascere l’esperienza di Pubblico (il quotidiano di Luca Telese che doveva essere la risposta di sinistra al Fatto Quotidiano) e modificato l’ambizioso progetto di Pagina 99 (passato da quotidiano cartaceo a settimanale, anche se poco noto, ma che coinvolge un pezzo de il manifesto).
Un tempo si riteneva il giornale strumento imprescindibile per un partito comunista, così come le riviste hanno svolto dall’inizio del ‘900 un ruolo fondamentale, talvolta fondante, per le organizzazioni della classe dei lavoratori.
Manca una riflessione sistematica sulla possibilità di aggiornare le forme tradizionali attraverso un’integrazione non tanto con le nuove tecnologie (che sono strumento per arrivare a qualche soluzione e non la risposta alla crisi), quanto con le nuove esigenze ed un’offensiva culturale, oltre che sociale, che spinge alla frammentazione di ogni spazio di aggregazione e confronto, così come è avvenuto all’interno del processo produttivo.
Inoltre è evidente che senza una linea editoriale è complesso ricercare il coinvolgimento di nuove forze ed energie. Il quotidiano il manifesto è a questo punto l’ultimo quotidiano che ha nella sua prima pagina un riferimento alla nostra storia (con la dicitura “quotidiano comunista”). Se è vero che ha tentato strade nuove, anche sul fronte del web, spesso si fa fatica a comprenderne gli obbiettivi, con un’oscillazione troppo spesso esplicita tra una determinata area del Partito Democratico (magari prima di Renzi) e Sinistra Ecologia e Libertà. L’unico modo per garantire l’autonomia di un quotidiano politico è quella di determinarne lo scopo. Questo vale sia per i giornali di partito, che comunque diventano inutili se si limitano ad essere un mezzo di vuota propaganda, sia per i quotidiani indirettamente riconducibili ad alcune aree politiche. Poi arriva la questione del finanziamento pubblico, che riteniamo fondamentale per i principi di pluralità e democrazia, ma non imprescindibile per quei progetti politici che puntano al superamento dello stato di cose presenti, che dovrebbero sempre tenere presente la possibilità che le forze conservatrici facciano di tutto per indebolirci.
Di questo rimaniamo convinti, con l’impegno a dare il possibile contributo sul fronte della comunicazione e riaffermando l’assoluta solidarietà per tutti quei lavoratori che con la chiusura dell’Unità vanno incontro a un futuro incerto e plumbeo.