Rossi attacca la sanità pubblica rinchiudendo “il palazzo”

La beffa è il sorriso della Consigliera regionale democratica, Monia Monni, che su Facebook rivendica che affronterà “l’ostruzionismo” ad oltranza, “col sorriso”. Con un selfie di apparente allegria arriva anche la parola d’ordine: #cambiaverso.

Il presidente della Regione Toscana è in carica da ormai molto tempo ed è ridicolo che si cerchi di accusare le opposizioni di impedire la legislazione in materia di sanità. Il referendum che chiede l’abrogazione della legge 28 chiede la cancellazione di una norma approvata il 16 marzo di questo anno. L’attuale norma in discussione si limita a riformularne gli stessi principi, per garantire che nessuna consultazione popolare possa metterne in discussione l’impianto. L’accelerazione istituzionale è un’inaccettabile atto di cesarismo, in linea con la tradizione avviata da Berlusconi e proseguita con Renzi, a cui Enrico Rossi si sta adeguando.

Il fatto che le forze dell’ordine si siano schierate a difesa del “palazzo” ha esasperato i toni della giornata di oggi, escludendo cittadine e cittadini che chiedevano semplicemente di essere ascoltati dalle istituzioni, come da prassi sempre rispettata dalla Regione Toscana (fino ad oggi). Pare che Eugenio Giani e la Questura abbiano concordato un numero limitato di persone che potevano accedere all’interno degli spazi che dovrebbero rappresentare la dimensione del governo pubblico: è grave che una questione politica si risolva in questo modo, causando anche dei feriti, per fortuna lievi, e contusioni che hanno segnato alcuni manifestanti arrivati da tutta la Regione. Ai feriti e a tutti i presenti va la nostra solidarietà, oltre al sostegno che abbiamo confermato con la nostra presenza in piazza.

Ci preoccupa il quadro che si sta delineando anche all’interno della nostra Regione. La gestione del consenso pare essere diventata una questione di ordine pubblico, mentre si attaccano i diritti costituzionali anche sul piano locale.

sanitòref

Foto di Stefano Cecchi

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