Movimento di Lotta per la Casa: assemblea e manifestazione

di Manuela Ciriello, 24 gennaio 2017

24 gennaio 2017 ore 18.00: è stata indetta un’assemblea dal Movimento di Lotta per la Casa al Convitto dei Gesuiti, in via Spaventa, in funzione della manifestazione che si terrà Sabato 28 gennaio alle 16.00, con partenza da Piazza San Marco, per chiedere, per tutti, pari diritti e pari dignità.

Entriamo e la sala è ancora semi vuota, ci sono persone nei corridoi: parlano, si confrontano. Alcune di loro sono impegnate in delle interviste, altre a mettere a posto le stanze, con i loro pochi oggetti personali.

Ci sediamo e aspettiamo le 18.30. Apre l’assemblea Mohamed Ali, della Comunità somala: chiede diritti e dignità, che venga rispettato il suo stato di rifugiato. Spiega che non è venuto in Italia per combattere nessuno governo e nessun partito, ma per una casa ed una vita dignitosa, come tutti gli esseri umani del mondo.

Racconta di suo padre, Ministro della Giustizia che è stato ucciso, e di come dopo la sua morte è stato messo in manette e portato via, prima in Francia poi in Italia. Non ha scelto Mohamed di stare qui: l’Africa non è più un posto dove stare, il petrolio da fortuna si è tramutato in maledizione.

Mohamed parla di Nardella, del PD, dei politici che dicono che i migranti sono dei “furbetti” che vogliono solo fare come vogliono senza rispettare le regole. Sono stati accusati di aver rifiutato gli aiuti che offerti: non è vero che non vogliono essere divisi, hanno rifiutato la sistemazione temporanea per l’emergenza freddo perché tra tre mesi sarebbero di nuovo tutti per strada. Chiedono una sistemazione dignitosa che permetta loro di accedere a un lavoro, cercano un trattamento che sia dignitoso come quello che dovrebbe essere garantito, secondo il diritto internazionale, ai rifugiati. Se fossero “furbetti” come li accusano di essere, non starebbero in una struttura al freddo, senza acqua calda e con la luce che va e viene, dove la notte si dorme vestiti, con due giubbotti addosso altrimenti non resisti al freddo.

Il dibattito continua ed intervengono persone che sono state divise dalle famiglie: i figli con le madri e i padri non si sa dove sono stati messi, famiglie spezzate che lottano per avere una vita normale.

Ci sono gli studenti che incitano a non mollare a lottare tutti insieme perché in Italia non ci sono più diritti nemmeno per i giovani, contano solo privilegi delle banche. Ci raccontano come queste politiche siano dettate dal bisogno di “austerità” ma in realtà i soldi (anche da fondi europei) ci sono, solo che non vengono utilizzati per le politiche giuste per un sistema di accoglienza che rispetti i diritti di chi arriva nel nostro Paese. Sarebbe importante approfondire a denunciare un sistema di accoglienza che si basa sull’appalto a privati, che utilizzano questi fondi per aumentare i propri profitti a dismisura.

L’assemblea è molto ordinata, le persone intervengono con storie che non pensavi di poter sentire nelle organizzate e civili Firenze e Toscana. Ci si chiede che cosa ne sarà di queste persone.  Apprendo che il ragazzo somalo Ali Muse è morto perché è rientrato nel capannone per prendere i documenti per il ricongiungimento familiare: ha sei figli e sua moglie era all’ambasciata Italiana a Nairobi che aspettava per poter arrivare in Italia. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha chiesto che la donna. Gesto dovuto, certo, ma mi chiedo cosa sarà di lei, una volta che tutti i documenti saranno in regola: sappiamo di migliaia di rifugiati con documenti di protezione internazionale che però restano nelle ombre nella società.

Questa situazione deve essere risolta, smantellando il sistema attuale dalle radici: la legge Bossi Fini deve essere abolita e vanno riviste tutte le leggi sull’accoglienza, che hanno portato ad un sistema che approfitta della disperazione di chi viene a cercare un futuro da noi. Lo stato dovrebbe garantire loro una prospettiva di futuro, che di sicuro passa anche dalla modifica della legislazione sulla cittadinanza.

Vanno creati dei processi di integrazione per le persone che arrivano con lo status di rifugiato e quelle che sono considerate “migranti economici” (distinzione allucinante): lo sforzo fatto dall’associazionismo (Arci in primis) non è purtroppo sufficiente. È il momento di pensare a delle vere politiche di integrazione e di accoglienza, anche se da quanto ho appreso ieri , l’accoglienza non va ripensata, va creata in Italia.

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