Firenze: la forma della città – Il vero decoro è la partecipazione
Dal servizio allerta antifascista alla nostra idea di tessuto urbano – 23 giugno 2018
Situazione lavorativa all’Università
Luciano Malavasi, Circolo aziendale PRC Università
Pur nella brevità dell’intervento proviamo a mettere a fuoco quattro punti problematici.
- Carenza di personale
L’Università di Firenze è una realtà lavorativa non indifferente, sia per il numero di occupati (solo il personale strutturato comprende circa 1.500 lavoratori del personale tecnico amministrativo (PTA) e circa 1.700 docenti), sia per i servizi che può offrire alla città. Nonostante questi numeri la carenza di personale è ormai grave.
I blocchi al turn over succedutisi nelle varie finanziarie accompagnati ai tagli al fondo di finanziamento ordinario (FFO), negli ultimi anni arrivati al 22% a livello nazionale, hanno portato ad una situazione difficilmente sostenibile per gli atenei. Si consideri che il personale strutturato, docente e tecnico amministrativo, non può essere stipendiato con voci di bilancio al di fuori del FFO sommato alle tasse universitarie e comunque nel limite dell’80% di tale somma.
Si consideri altresì che l’attribuzione dei fondi ai vari atenei segue una logica premiale che penalizza quelli già in difficoltà e quindi soprattutto gli atenei del sud che, come denunciato in un convegno promosso dalla FLC CGIL a Cosenza a gennaio di quest’anno, sono a rischio fallimento.
Nella relazione di bilancio preventivo 2018 dell’Università di Firenze troviamo che la situazione finanziaria dell’ateneo è finalmente sostenibile, grazie però alla riduzione di 1/4 del personale. Considerazione che non necessità di commenti.
Si consideri anche che il PTA ha raggiunto un’età media di 57 anni e si fa quindi urgente un avvicendamento.
Invece si procede col ricorso ad appalti ed esternalizzazioni di servizi per quanto riguarda il PTA e ad incarichi per la docenza.
L’introduzione di sempre nuove figure con rapporti di lavoro precari mette tra l’altro in allarme gli stessi lavoratori, che già subiscono questa situazione, preoccupati di essere sostituiti da altri con minori tutele o di dover accettare contratti peggiori. La proposta di affidare l’apertura serale della biblioteca di Novoli a cooperative di tipo B ha subito allarmato.
L’attenzione/impegno ad una campagna di rilancio delle assunzioni ha quindi una valenza politica, che si ripercuote su diversi aspetti sia della realtà lavorativa che dell’offerta dei servizi.
- Emergenza salariale
Dopo 9 anni di blocco contrattuale gli aumenti disposti dal nuovo CCNL, che riguarda solo il PTA, sono ben lontani dal coprire gli aumenti del costo della vita. L’Università è stata particolarmente penalizzata con aumenti medi di 72 € lordi mensili, inferiori a quelli previsti per gli altri settori del comparto istruzione.
Non a caso i lavoratori dell’ateneo fiorentino riuniti in assemblea, su indicazione della stessa FLC CGIL, hanno nettamente bocciato l’accordo,
Al dato di cui sopra si deve aggiungere che permane il blocco del salario accessorio, ridotto anzi del 10% dagli interventi di Brunetta/Tremonti.
Il PTA dell’Università è l’unico di tutto il comparto a non avere scatti automatici, ma progressioni orizzontali selettive che, visti gli scarsi finanziamenti, riguardano pochi lavoratori,
La logica premiale sottesa innesca dinamiche competitive tra gli stessi lavoratori con il risultato di creare a volte disservizi, facendo venire meno la necessaria collaborazione.
Per quanto difficile è necessario impostare e diffondere una battaglia culturale che sveli l’ipocrisia della meritocrazia e della premialità.
- Welfare aziendale
Il welfare aziendale è una trappola finalizzata al ritorno ad una fruizione non universale di alcuni diritti fondamentali.
Lo smantellamento dello stato sociale, i costi della sanità, anche pubblica, la riduzione del potere d’acquisto dei salari rendono appetibile il welfare aziendale ai lavoratori.
Anche in questo caso si tratta di smascherare il disegno classista sotteso.
La nuova indecente disposizione contrattuale per l’Università, che impone l’utilizzo dell’accessorio del PTA per finanziare i prossimi benefit, apre comunque un varco alla denuncia della strumentalità del sistema welfare aziendale.
- Ferie solidali
Le ferie sono un diritto costituzionale (art. 36) inalienabile in quanto finalizzato al recupero psico-fisico dei lavoratori.
La giurisprudenza ha costantemente definito tale diritto come “soggettivo, perfetto, irrinunciabile”.
I tribunali chiamati a giudicare in merito hanno sempre emesso sentenze di illegittimità su accordi, anche di natura sindacale,che prevedessero la rinunciabilità alle ferie in tutto o in parte (vedi tribunale di Milano 29 giugno 2007).
Il Jobs act ha invece introdotto la disponibilità parziale delle ferie (art. 24) dando facoltà al lavoratore di cederle ad un collega per garantirgli la possibilità di assistenza ad un figlio gravemente malato.
Tale disposizione è stata introdotta nell’ultimo CCNL dell’Università: chi lavora su 5 giorni e ha 28 giorni di ferie si vede ridotta l’indisponibilità delle stesse a soli 20 giorni, agli altri 8 può rinunciare.
A parte la ovvia considerazione che il diritto ad assistere un figlio malato non dovrebbe essere subordinato alla generosità dei colleghi, rimane il vulnus all’indisponibilità delle ferie.
Non è così improbabile pensare che il prossimo passo sia la possibilità di monetizzare le ferie disponibili a fronte di salari sempre più inadeguati.
Sono 4 questioni che possono apparire strettamente sindacali e comunque specifiche.
In realtà si intrecciano con temi politici generali: disoccupazione, salari, stato sociale, declinazione dei diritti.