Giovani Comuniste/i Firenze, 9 maggio 2017
Oggi, mercoledì 9 maggio, anche gli studenti fiorentini, come quelli delle scuole superiori di tutta Italia, si sono visti sottoporre i test Invalsi.
Le prove Invalsi, a cui devono prestarsi tutti gli studenti, dalle elementari alle superiori, sono test che pretendono di valutare la formazione dei ragazzi sottoponendo loro quiz che, per natura, non possono essere considerati adeguati a recepire la complessità della loro preparazione.
Da anni oramai i Giovani Comunisti, così come molti collettivi, associazioni studentesche e sindacati, si oppongono alle prove Invalsi e ne promuovono il boicottaggio in quanto queste costituiscono tutto ciò che noi riteniamo dannoso per la scuola.
Se infatti da una parte svuotano totalmente il lavoro e le prerogative degli insegnanti, che si vedono di fatto annullare la possibilità di una valutazione reale, che tenga conto delle differenze, dei contesti, delle peculiarità di ogni scuola e di ogni studente, dall’altra omologano e standardizzano la formazione degli alunni. I test Invalsi sono stati resi negli anni sempre più vincolanti per le valutazioni finali.
Hanno tentato di sminuire la portata e le conseguenze delle prove raccontando che fossero anonimi e che la loro funzione fosse quella del miglioramento dei percorsi di crescita formativa di docenti e studenti. La realtà è che non solo questi quiz non sono affatto anonimi, ma hanno notevolmente contribuito a peggiorare non solo la formazione individuale di ognuno (anzitutto svuotando e svalorizzando il lavoro degli insegnanti) ma sono stati elemento decisivo per la trasformazione del ruolo sociale della scuola, da pilastro costituzionale e sociale del Paese a contenitore di percorsi omologati e asserviti al sistema di aziendalizzazione dei saperi. Non dimentichiamo che in questi anni i risultati dei test di ogni scuola erano collegati al sistema di destinazione delle risorse economiche alle stesse in base agli esiti dei quiz.
Ci opponiamo perché crediamo che la scuola sia anzitutto valorizzazione delle attitudini e degli interessi, approfondimento e strumento di crescita collettiva, di autodeterminazione e di emancipazione collettiva. Crediamo che la scuola debba essere collegata al contesto socioeconomico in cui opera, debba concentrarsi sulle specificità dei luoghi e delle persone, e non disperdere la propria funzione-anche ma non certo soltanto valutativa – in quiz completamente inutili e dannosi la sua funzione primaria.
Per gli insegnanti, per il rispetto del loro lavoro e perché abbiano la possibilità di svolgerlo davvero, non facendo i passacarte di prove elaborate da altri, per altri scopi, e tramite le quali poi verranno valutati anche loro stessi (in quanto dagli esiti il ministero ricava anche informazioni sulla efficienza della scuola e quindi degli insegnanti).
Per gli studenti, perché possano formarsi e crescere, non essere valutati sulla base di quiz a crocette: per il loro diritto a una formazione reale.