Squinzi plaude la riforma del lavoro di questo governo e intanto in linea con il metodo Marchionne La Fondazione Don Gnocchi ha dato la disdetta del Contratto Nazionale.
La fondazione è presente in quasi tutta Italia (Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia, Veneto, Toscana, Marche, Lazio e Basilicata), coprendo quasi tutta la fascia non ospedaliera, gestendo ambulatori, laboratori, centri radiologici residenze per anziani, centri per disabili e per l’infanzia, oltre che le attività di riabilitazione.Il 6 ottobre scorso la Fondazione don Carlo Gnocchi ha disdetto il Ccnl Sanità Privata, un’azione gravissima, che segue un accordo siglato due anni fa per il quale era previsto un lavoro gratuito di circa 80 ore pro capite e la rinuncia di 2 giorni di ferie annue. Si tratta di un altro tentativo di riduzione del costo del lavoro tutto a carico dei lavoratori, facendo pagare a loro la crisi e l’inefficienza del gruppo dirigente che, nonostante i partenariati, in molte realtà sanitarie regionali (con afflusso di soldi pubblici) risulta certamente inadeguata all’incarico.
In ogni caso non sono noti per ora i dati di bilancio, ma solo generiche dichiarazioni di insostenibili oneri finanziari. Tenendo conto che questa è una Onlus ci pare oltremodo grave la scelta unilaterale di imporre sacrifici solo ai lavoratori.
Rifondazione Comunista chiede che venga immediatamente revocata la disdetta del CCNL e il ripristino delle condizioni di lavoro e di trattamento economico in vigore prima dello scellerato accordo. La dirigenza che ha portato la Onlus in queste condizioni deve lasciare e in caso rimediare in solido ai propri errori, di sicuro chi non deve più pagare sono i lavoratori e gli utenti.