Dalla lista Tsipras al soggetto politico nuovo (di Andrea Malpezzi)

Andrea Malpezzi, intervento all’assemblea della Lista Tsipras del 12 novembre 2014

Dalla lista al soggetto politico nuovo, il titolo dell’iniziativa di questa sera è molto interessante e mi solleciterebbe molte riflessioni ma provo ad essere schematico per non rubare tempo.

È evidente che il tentativo di riunire le forze della sinistra vada perseguito sempre, anche quando il percorso è difficile ed anche quando ci hanno diviso nel passato e tuttora ci dividono molte questioni. Questo non per un fatto sentimentale ma per una necessità, l’unità della sinistra è un obiettivo politico e dobbiamo lavorare in questa direzione. Per questo sono dell’opinione che l’unità solo sul piano elettorale non sia sufficiente, se così fosse durerebbe lo spazio di un mattino – come del resto ci hanno dimostrato esperienze compiute – l’unità delle sinistra o è politica o non esiste.

Solo un progetto capace di analizzare la crisi, i suoi effetti sociali e culturali, indirizzato alla costruzione di un blocco sociale che delinei la strada per l’uscita a sinistra dalla crisi, può ottenere il consenso anche sotto il profilo elettorale e questo nonostante i tecnicismi antidemocratici delle leggi elettorali. I rapporti sociali non si ribaltano con scorciatoie elettoralistiche.

Un progetto che contrasti fortemente ciò che sta avvenendo la contrapposizione e l’utilizzo di ciò che è ai margini sotto il profilo economico e sociale per uno scontro l’uni contro gli altri individuando di volta in volta il nemico sul quale scagliarsi. La tua condizione sociale è responsabilità di coloro che occupano le case, dall’immigrato, da chi ha un posto di lavoro fisso, da chi lavoro in ambito pubblico, dal pensionato e via e via.

Senza dilungarmi sui tempi e sui modi mi preme soprattutto porre alla vostra attenzione, alcune questioni, partendo sul documento di Revelli che mi vede sostanzialmente concorde sull’analisi vi sono nodi di carattere organizzativo da affrontare senza dubbio e mi permetto di aggiungere alcuni punti alla riflessione:

  • 1° L’unità penso non possa prescindere dall’esame spassionato di tutto quello che ci ha diviso, non per ricercare capri espiatori o imporre abiure, bensì per superare i motivi delle divisioni per non ricadere negli stessi errori ed evitare deleteri settarismi; ciascuno deve accettare l’altro per quello che è e non per quello che vorrebbe fosse, niente rinunce da parte di nessuno alla propria identità politica e culturale.
  • 2° L’unità non può non porsi il tema della formazione a tutti i livelli di nuovi gruppi dirigenti, l’unità non può essere affidata e custodita dai gruppi dirigenti cresciuti nelle storiche divisioni della sinistra; troviamo forme e modi per far si che i nuovi gruppi dirigenti siano formati e ricoprano incarichi sulla base del consenso democratico, secondo principi semplici, fondamentali: a) una testa un voto, b) rotazione negli incarichi
  • 3° L’unità non può realizzarsi per semplice imitazione di quello che esiste in altri paesi, Syriza è un’esperienza importante alla quale guardiamo con estremo interesse che può essere un interessante punto di riferimento, ma un percorso unitario, per essere capace di ridare a tante e tanti il gusto di lottare deve avere l’ambizione di proporre soluzioni originali; penso però questo in un quadro di riferimento europeo, e qui l’importanza della lista l’altra Europa, non possiamo non avere riferimenti chiari, l’esperienza del GUE e del partito della sinistra europea sono riferimenti politici che prospettano un’alternativa all’attuale sistema.

È  evidente che il progetto deve darsi una prospettiva a lungo termine, però purtroppo dobbiamo renderci conto che ci sono scadenze più vicine che meritano attenzioni e sulle quali non possiamo non esserci.

Le elezioni regionali della primavera prossima, e le elezioni politiche, sebbene non abbiano una data certa, occupano il dibattito, e se è vero come dicevamo che le scadenze elettorali non aiutano i processi politici è anche vero che l’assenza di una reazione politica a sinistra visibile ed unitaria capace di rispondere all’attacco ai diritti al mondo del lavoro (nel senso ampio del termine) sarebbe negativa, disastrosa e direi ridicola, anche perché la toscana non è esente da questo processo, il PD toscano non è altro rispetto a ciò che succede sul quadro nazionale ed europeo. Le prossime elezioni regionali rappresentano non un semplice passaggio elettorale ma è un passaggio di grande valenza politica.

Penso esista però la necessità di una presenza unitaria della sinistra alle prossime elezioni regionali, non è il momento delle mediazioni o delle mezze misure e il momento di costruire percorsi credibili. Lo vedo come un obbligo, certo questo ci impone maggiore coraggio, generosità ed umiltà dobbiamo insieme essere i motori di un processo aggregativo ancora più ampio, dove non esistono generali (spesso senza eserciti) ognuno si deve sentire in questa fase partecipe e ognuno deve mettere a disposizione ciò che rappresenta e le proprie competenze e capacità, anche perché in un processo di globalizzazione estremo come quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo la risposta non può che essere quella di riappropriarsi dei presidi territoriali, in questo affidandosi ed ascoltando coloro che ci sono già, coloro che fanno già un lavoro in questo senso.

Con estrema disponibilità porsi un obiettivo comune trasformare il disagio sociale in azione politica questo anche nella nostra Toscana.

 

Lascia un commento