Le illusioni di chi sperava nell’isolazionismo dell’amministrazione statunitense a seguito della vittoria di Trump sono definitivamente tramontate, mentre l’imperialismo a stelle e strisce minaccia guerre in più parti del mondo, senza tollerare chi cerca di resistergli. L’offensiva non è solo militare, sceglie infatti il piano comunicativo tra i suoi principali ambiti di impegno, cercando di criminalizzare le nazioni che si prepara a bombardare, come in Medio Oriente, o provando a ridicolizzare intere culture, come avviene per la RPDC.
Il nuovo millennio ha visto il tramonto di un pacifismo i cui limiti si sono registrati all’indomani della repressione di Genova e in un’analisi dei processi a tratti troppo semplificata, che rimuoveva talvolta la stessa categoria di imperialismo. Sorprendentemente non si registrano risposte adeguate ed efficaci a chi ricatta l’opinione pubblica in nome dei crimini dei “cattivi” di turno. Mentre la NATO massacra innocenti quotidianamente, le prigioni illegali occidentali rimangono aperte ma in ombra (un successo dell’amministrazione Obama) e le navi da guerra USA si muovono indisturbate, i telegiornali nazionali e le principali testate internazionali mutano repentinamente il loro giudizio su Trump, da nemico “a reti unificate” a baluardo della “democrazia” occidentale, le cui politiche internazionali si fondano sulle dinamiche strutturali di un sistema economico capitalista ormai in grave crisi di sopravvivenza.
Non cadiamo in questo meschino meccanismo logico, vogliamo far sentire la nostra voce per difendere l’autodeterminazione dei popoli, la pace, la fratellanza e la solidarietà, per il rispetto delle culture e la cooperazione internazionale. Riteniamo gli Stati Uniti la vera minaccia globale e Trump una delle vere “canaglie” che mette in pericolo i già deboli equilibri globali.
Con l’attacco alla Siria di Bashar Al-Assad e quindi al sistema economico del Partito Baath e la propaganda da avanspettacolo truculento condotta nei confronti della RPDC, si vuole attaccare ogni forma che attesta come la “storia non sia finita”. Sappiamo che all’interno del movimento comunista il dibattito sulle esperienze di socialismo reale, passate e presenti, è aperto e articolato. Nonostante questo non dovrebbe sfuggire a nesso l’odio ideologico che muove l’attacco alla Siria del Partito Baath e le minacce alla RPDC del Partito del Lavoro di Corea.
Non vogliamo con un comunicato risolvere dibattiti evidentemente male affrontati nel contesto dei partiti comunisti occidentali, ma riteniamo necessario spendere parole chiare contro la guerra e l‘imperialismo.
Nei prossimi giorni verificheremo le possibilità per rafforzare i presidi contro la guerra a cui stiamo dando vita insieme alle altre realtà sociali, sindacali e politiche.
Per il Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Firenze,
Bernardo Fallani,
Dmitrij Palagi