Comitato Politico Federale Luglio 2016 – Relazione introduttiva

Relazione di Dmitrij Palagi, Segretario provinciale PRC Firenze al Comitato Politico Federale 06 luglio 2016 – Firenze

La scansione del tempo è un utile strumento di riflessione ed è opportuna una riflessione limitata cronologicamente al primo anno di incarico come Segretario provinciale della federazione fiorentina di Rifondazione Comunista.

Nostra patria è il mondo intero
In questi 12 mesi i mutamenti globali hanno misurato il provincialismo diffuso rispetto alle tematiche internazionali, spesso utile ad alimentare forme estreme di autoreferenzialità. La rinuncia all’agire nella realtà, consapevolmente sofferta o non riconosciuta, implementa la necessità di esprimere un giudizio su qualsiasi evento. Meno la voce ha la possibilità di incidere, più la si alza. Intere organizzazioni vengono considerate con superficialità, come è accaduto nei confronti della sinistra spagnola alle ultime elezioni politiche (26 giugno 2016). L’esperienza peculiare iberica vede le compagne ed i compagni liquidare con sufficienza un percorso politico in grado di raccogliere oltre il 20% del consenso tra l’elettorato attivo. Nel limitarsi a promuovere o bocciare quanto accade nel mondo vengono meno gli elementi costitutivi in cui si determinano i risultati dei processi (nel caso spagnolo, ad esempio, si eclissano nelle discussioni le peculiarità di Podemos e la questione catalana).

rifondabanDa luglio del 2015 abbiamo cercato di evitare discussioni semplicistiche, dovendoci misurare con numerosi eventi. È utile un elenco sintetico e parziale, per esplicitare la rilevanza di quanto sta avvenendo attorno a noi. La vittoria di Syriza in Grecia ed il referendum consultivo. L’avvento  mediatico della questione kurda, legata tragicamente all’avanza del sedicente stato islamico dell’autoproclamato califfo. I flussi migratori che rendono il Mediterraneo un cimitero a cielo aperto. La multilateralità degli interessi presenti in Medio Oriente, con il permanere della ferita aperta rappresentata dalla questione palestinese. La controrivoluzione alimentata in America Latina, a partire dagli attacchi alle forme progressiste affermatisi in Venezuela, Argentina e Brasile. L’organizzazione di un blocco atlantico economico corrispondente al ruolo della NATO sul piano militare (i trattati transnazionali). Infine di nuovo un referendum europeo: quello della Gran Bretagna.

Recuperare una chiave di lettura dei processi internazionali non è cosa semplice, volendo evitare di trasformarsi una setta incapace di porsi le giuste domande. L’alternativa non può essere una frammentazione di giudizi netti (quanto individuali) su singole tematiche isolate (penso in particolare alla Russia e a quanto accade in Siria). I limiti della Sinistra Europea andrebbero discussi guardando anche alla sua nascita: una realtà nata su prevalente impulso di Rifondazione Comunista può rappresentare un’occasione di riflessione sul tema dell’Europa e di come l’azione locale sia indissolubilmente legata all’ambito globale.

Abbiamo cercato di discutere della vicenda greca confrontando posizioni diverse, ci siamo impegnati per in corsi di natura storica rispetto a quanto avvenuto a sud e ad est del Mediterraneo, abbiamo promosso la campagna di opposizione al TTIP (da portare avanti anche in questo importante mese di luglio), senza mai mancare agli appuntamenti di piazza in sostegno al popolo palestinese e alla causa kurda. “Nostra patria è il mondo intero” vuol dire declinare l’internazionalismo in una analisi complessiva che ci vede immersi in un sistema capitalista che ha
fatto della dimensione globale una sua caratteristica, non senza importanti contraddizioni.

Amministrative 2016 e referendum costituzionale
La nuova Segreteria si è insediata dopo le elezioni regionali del 2015. In questo anno le cittadine ed i cittadini italiani sono stati chiamati alle urne nel mese di giugno 2016 per le elezioni amministrative. Nel nostro territorio si è votato nel Comune di Sesto Fiorentino, a seguito della sfiducia verso il Sindaco uscente, entrata in carica nel 2014, da parte di una significativa parte della sua maggioranza. Facendo un confronto fra le due ultime tornate elettorali comunali va registrato una diminuzione dell’affluenza, nonostante la rilevanza nazionale dei recenti avvenimenti.

sesto1

Il nostro Circolo locale ha visto cambiare i suoi organismi dirigenti a fine settembre del 2015, mentre si modificava la nostra collocazione rispetto alla Giunta Biagiotti, prima che quest’ultima cadesse. Durante l’autunno e l’inverno abbiamo cercato di lavorare per un fronte unitario che raccogliesse tutte le energie impegnate nella costruzione di un’alternativa di sinistra al governo del Partito Democratico, alle destre e al Movimento 5 Stelle. Fino a febbraio tutto pareva suggerire una ricandidatura di Maurizio Quercioli, che non avevamo sostenuto nel 2014. La nascita di Sinistra Italiana ha probabilmente favorito una scelta diversa da parte di Sinistra Ecologia e Libertà, che ha preferito modificare il proprio collocamento a favore delle componenti (locali e nazionali) uscite recentemente dal PD. La richiesta di primarie ha preoccupato le forze di alternativa tradizionalmente impegnate sul tema dell’inceneritore e le altre realtà civiche. Uno strumento che all’interno del centrosinistra si è rilevato foriero di contraddizioni e scorrettezze, come hanno confermato le recenti consultazioni di Milano e Napoli, lasciava perplessi, anche perché il nome di Lorenzo Falchi è arrivato in un secondo momento, quando la rottura pareva essersi già consumata.

Rifondazione ha tentato di mantenere il confronto sul merito delle questioni, non riuscendo a negare la convergenza programmatica delle due coalizioni che andavano delineandosi. Anche i recenti confronti a mezzo stampa tra i due candidati a sindaco ci indicano un problema di rapporti tra le realtà politiche influenzati da aspetti caratteriali e personali, in tempi di crisi delle organizzazioni e di una assente dimensione collegiale dei processi decisionali. In questo quadro dobbiamo leggere i risultati della nostra coalizione come una conferma delle giuste decisioni che abbiamo preso.

sesto2
Considerando l’aumento dell’astensione è evidente come pochi elettori alternativi due anni fa al Partito Democratico abbiano riconosciuto nella coalizione di Lorenzo Falchi un elemento di discontinuità. Il tracollo di Zambini (- 7.777 voti assoluti alla coalizione) supera abbondantemente i voti raccolti dal candidato di Sinistra Italiana. Se si va a vedere la composizione dell’attuale Consiglio Comunale di Sesto Fiorentino risulta inoltre chiara la natura di quanto è avvenuto. Degli otto consiglieri comunali di maggioranza che hanno sfiduciato la Giunta Biagiotti, sei sono stati confermati (dei sette che si erano presentati). Gli eletti con una storia interna a SEL sono pochi, anche se ricoprono gli incarichi di Sindaco e di presidente del Consiglio comunale. L’elettorato che ha determinato la sconfitta del Partito Democratico è probabilmente stato quello che guarda con nostalgia al centrosinistra, inteso come alleanza tra Democratici di Sinistra e formazioni comuniste. Il consenso attorno ad una proposta di netta alternativa, anche rispetto alle precedenti giunte Gianassi è stato invece raccolto dalla coalizione di Quercioli, capace di limitare in modo considerevole l’affermazione del Movimento 5 Stelle (così come è avvenuto a Napoli). Venendo al nostro Partito, sia due anni fa che nel 2016 abbiamo presentato il nostro simbolo affiancato da quello di altre realtà.

La scelta di tenere la festa provinciale a Sesto Fiorentino, in seguito al probabile intervento del Partito Democratico per impedirci di tenerla a Montespertoli, determina la volontà di rafforzare il percorso di ricostruzione del Circolo, prioritario rispetto all’ambito meramente elettorale. Il profilo di autonomia della nostra organizzazione vale in misura della capacità di radicamento nella realtà. La scelta della coalizione di Falchi di non accettare l’apparentamento con Quercioli non stupisce chi abbia avuto relazioni con alcuni dirigenti di Sinistra Italiana, al momento convinti che l’unico processo di unità valido sia quello di entrare all’interno del loro partito. È evidente che la responsabilità non è da attribuire ad una sola delle due coalizioni e l’impegno di Rifondazione sarà quello di tenere aperto ogni confronto possibile per ottenere risultati concreti, a prescindere da giochi di ruolo e sterili tatticismi.

Le proposte di governo, attraverso un coinvolgimento diretto dei nostri settori sociali di riferimento: questa è l’occasione che si apre, verso cui declinare la festa provinciale e l’attività dei prossimi mesi. Se consideriamo la raccolta del consenso nelle urne un momento conseguente all’agire quotidiano nella società, dobbiamo tener presente come il dato dell’astensione sia un aspetto strutturale a cui nessuna realtà politica odierna appare adeguata. La necessità si un mutamento complessivo del nostro agire politico dovrebbe misurarsi rispetto alla capacità di ricostruire una diffusa coscienza di classe, attraverso lo strumento che ci siamo dati: un partito la cui forma deve essere ripensata ma della cui necessità non dubitiamo.

sesto3
Nel programma della già citata festa abbiamo tentato di mettere al centro i mutamenti degli assetti economici e di quelli sociali, guardando all’evoluzione del sistema produttivo. Una chiave di lettura comune alle diverse analisi non può prescindere da uno sguardo razionale e lucido dei dati. In questo senso deve andare anche il nostro impegno per la sconfitta di Renzi all’appuntamento del referendum costituzionale. Come comuniste e comunisti abbiamo sempre rivendicato le ragioni di classe del no, che si affiancano a quelle di costituzionalisti liberali e ad importanti aspetti formali.

Nella relazione introduttiva al Comitato Politico Nazionale di sabato 2 luglio 2016, il Segretario nazionale (Paolo Ferrero) ha proposto una lettura complessiva delle elezioni amministrative di questo anno. Se il capitale ha vinto sul piano sociale ed ideologico, non altrettanto è riuscito a fare sul piano della proposta politica: le persone sono convinte che non vi sia alternativa ma non sono soddisfatte dell’attuale sistema di cose presenti. In questo senso possiamo interpretare sia l’affermazione di Renzi che quella del Movimento 5 Stelle (aggiungerei come lo stesso Berlusconi si sia affermato quale proposta di discontinuità rispetto alla Prima Repubblica). Il piano della rappresentanza è oggi l’anello debole dell’universo capitalistico e per questo occorre agirvi costruendo consenso. Sono argomenti su cui confrontarsi in sede congressuale, però non sono incompatibili con la necessità di concentrarsi su chi ha rinunciato a partecipare alla politica.
“Perché votare” è la domanda a cui rispondere, più di quella abituale: “perché dovrei votarvi?”.

La campagna per il no al referendum costituzionale e le prossime elezioni nel Valdarno sono le occasioni di ricostruzione del partito sul piano delle occasioni elettorali, mentre la militanza svolta nei comitati, nelle battaglie sociali e all’interno delle piazze rimane prioritario.

Il partito

All’avvio della nuova Segreteria si era dimostrato diffuso un timore di scioglimento del Partito della Rifondazione Comunista per esaurimento di spinta propulsiva ed energia. L’inerzia è il nostro
principale nemico. Dopo un anno si conferma la priorità di ragionare su cosa siamo. Un partito non è l’insieme delle iscritte e degli iscritti; sono le persone iscritte ed i loro rapporti, compreso l’impianto organizzativo. Il gruppo dirigente si è trasformato nel nucleo militante, a cui ci si rivolge quasi fosse un erogatore di servizi. Spesso sui singoli si proiettano in modo semplificato mancanze comuni e strutturali. I membri dello stesso Comitato Politico Federale non sentono la responsabilità di essere gruppo dirigente e i nostri passaggi interni si limitano a delle consultazioni occasionali.

Nei territori si vive il livello superiore come un canale a cui rimanere legati votando una determinata mozione, più spesso determinata da dinamiche di vissuti personali che da reali discussioni politiche. I limiti della nostra organizzazione sono causati anche da una comunicazione troppo spesso unidirezionale. Ad un’iniziativa sulla comunicazione, tenuta a San Niccolò, c’è stata occasione di riflettere sul rischio di autoreferenzialità comune ad ogni struttura. Essere parte di qualcosa comporta una sensazione di appartenenza “privilegiata”. Nei passaggi congressuali, come in quelli ordinari degli organismi eletti, si fa riferimento ad un universo talvolta incomprensibile agli esterni. Quanta voglia e reale convinzione abbiamo di modificare questo impianto e rendere il nostro partito uno strumento per i nostri settori sociali di riferimento? Ad oggi il limite maggiore è dovuto al volontarismo che ci muove. Chi ha disponibilità e volontà porta avanti i progetti, riferendosi principalmente a sé stesso o alla realtà più immediata, senza sentirsi parte dell’organizzazione. Di questo dovremmo discutere al prossimo congresso, confrontandoci sugli aspetti reali (ad esempio riflettendo sull’iniziativa legata al pubblico impiego e ai reali rapporti con le organizzazioni sindacali, piuttosto che con declamazioni sulla centralità del conflitto capitale-lavoro).

Viviamo in uno stato di saturazione comunicativa. I compagni e le compagne fanno fatica a razionalizzare i flussi di informazione che ricevono, tanto da non leggere le mail e vivere con un senso di distacco il loro partito. Per questo, trascorse le feste estive, cercheremo di creare un canale comunicativo cartaceo, costringendoci a scegliere alcune priorità e ad informare con maggiore anticipo gli impegni presi.

Il livello provinciale è ideale, date le condizioni della Federazione di Firenze, per permetterci una verifica pratica, puntuale, delle proposte. Un partito può ripensarsi e rilanciarsi se vive nella quotidianità l’unità tra teoria e pratica. Ogni nostra energia deve essere spesa per un impegno comune, da definire attraverso una dialettica ed un confronto privo di tabù. A chi è vittima di questo sistema produttivo serve un partito nuovo, dove l’elemento di cambiamento è nelle pratiche più che nella forma, nella capacità di incidere e di essere rilevanti. L’elenco degli impegni presi e portati avanti nel corso di questo primo anno, riportato almeno in parte nella prossima pagina, non deve essere visto come un tentativo di rivendicazione politica. Troppe sono le cose che ancora non funzionano per potersi permettere un momento di soddisfazione. Abbiamo un’estate impegnativa che ci attende, ma le reazioni delle realtà che ci stanno intorno (o che ci sono contro) sono un motivo di grande incoraggiamento. L’onere ed il compito che le comuniste ed i comunisti si assumono, nel momento in cui fanno politica, è enorme. La dimensione del partito è imprescindibile. Nessuno di noi può pensare di risolvere le questioni da solo e anche rinchiudersi nel proprio angolo sicuro è vano.
Riuscendo a vivere gli impegni in modo condiviso riusciremo a raggiungere obiettivi ambiziosi e a toglierci soddisfazioni di cui potersi vantare per molti anni a venire, utilizzando un “noi” ampio e più forte di qualsiasi “io” o “noi” parziale.

Alcuni obiettivi raggiunti durante l’anno compreso tra luglio 2015 e la fine di giugno 2016

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