Con grande tristezza il Partito della Rifondazione Comunista saluta il compagno Massimo Manetti, che ci ha lasciato nella giornata di ieri.
Il suo impegno non è mai mancato e la sua morte lo ha trovato ancora parte della nostra organizzazione e membro del direttivo del Circolo di Italia-Cuba di Firenze, tra le sue molte attività.
Per chi volesse salutare Massimo Manetti: lunedì 10, alle 15:00, presso la chiesa di Rosano.
Massimo Manetti ci ha lasciato venerdi sera, aveva 63 anni e per molti anni ha lottato con tenacia contro la malattia che ieri lo ha stroncato. L’ho conosciuto in ferrovia dove lavorava alle biglietterie e si impegnava nel sindacato trasporti della CGIL. Era iscritto a Rifondazione, al Circolo Ferrovieri, di cui era il tesoriere. Mi ha sempre colpito il suo impegno disinteressato, la sua semplicità, l’attenzione e la sensibilità verso tutte le situazioni di sfruttamento e di oppressione, il suo internazionalismo in particolare nei confronti di Cuba, dell’esperienza zapatista e dell’America Latina. Con Lui il Circolo Ferrovieri diventò un formidabile distributore del Caffè Zapatista e dello zucchero brasiliano dei Sem Terra, oltrechè impegnarsi sui problemi del lavoro nei trasporti, della mobilità pubblica e contro le grandi opere. Tutti gli anni il 27 febbraio ci ricordava di rendere omaggio al compagno ferroviere Spartaco Lavagnini, a cui è dedicato il nostro circolo, e allora ci si trovava a Trespiano con i fiori e la bandiera rossa: così abbiamo scoperto che vicino a Spartaco c’è anche un capotreno ucciso per strada dalle squadracce fasciste.
Massimo ha portato avanti il Suo impegno sociale e politico sempre con grande umanità, generosità e capacità di coinvolgere le persone: per questo ci mancherà tanto, ma lo sentiremo ancora presente tra di noi. Un abbraccio forte alla moglie Maria ed al figlio Massimiliano.
Ciao Massimo, grazie per il tuo impegno da tutti i compagni e le compagne
Sandro
Massimo Manetti è stato uno dei primi compagni del Partito che ho conosciuto.
Lo associo al Cafè Rebelde Zapatista, a un’idea di umanità purtroppo mai approfondita (non riusciamo a farlo con tutte le persone con cui vorremmo farlo, nel corso di vite tutto sommato troppo brevi).
Il suo impegno era conosciuto e riconosciuto e sapere della sua morte colpisce molto.
Perché viviamo in tempi in cui pochi sanno cosa vuol dire fare parte di un partito e non avere più “il Manetti” tra noi ci renderà più difficile le lunghe strade che ancora abbiamo da percorrere.
E quel pacchetto di caffè sono contento di non averlo mai aperto. Sarà un ricordo importante.
Dmitrij
