Anche in emergenza, dalla parte di chi lavora e di chi è più fragile

Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo

Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Firenze, 14 marzo 2020

Chi lavora in appalto spesso vive una condizione di precarietà molto forte anche in situazioni ordinarie, per quanto riguarda la stabilità occupazione e anche sul piano della retribuzione. Con l’emergenza COVID-19 (Nuovo Coronaviurs) l’esternalizzazione dei servizi si è confermata fragile e iniqua. Ne pagano le conseguenze la classe lavoratrice interessata e l’utenza.

L’incertezza si fa insostenibile per centinaia e centinaia di persone, anche sul nostro territorio. Forte è la mobilitazione e la reazione. Pensiamo alle richieste che arrivano da chi opera nei servizi scolastici e in quello dell’assistenza a diversamente abili e persone anziane, così come a chi lavora nel campo dell’accoglienza e in quei troppi settori buttati fuori dal sistema pubblico. 

Non solo ci esprimiamo vicini e solidali a queste categorie, ma siamo anche convinti della necessità di rifiutare ogni logica di guerra tra poveri, di concorrenza al ribasso a chi ha meno diritti e più diritto a rivendicare la tutela della propria dignità.

Quanto è indispensabile tenere aperte le fabbriche? Quanto è indispensabile vedere i riders impegnati a garantire un vasto numero di consegne a domicilio? Quanto è indispensabile ordinare tutto quello che viene offerto da piattaforme simili ad Amazon?

Anche chi garantisce servizi primari ed essenziali si ritrova senza adeguati dispositivi di protezione individuale. Mancano al personale del sistema sanitario nazionale, alla polizia municipale, a chi garantisce il trasporto pubblico. Motivo di più per cui occorre limitare le attività all’essenziale e concentrare le risorse presenti in condizioni di scarsità, garantendole a chi non può fare a meno di lavorare per la pubblica utilità. 

Usciremo da questa crisi con la necessità di ripensare il nostro sistema. Nel frattempo occorre bloccare tutto ciò che è superfluo, non essenziale. Garantire a chi è costretto a lavorare spazi e mezzi adeguati. Nel frattempo chi è senza lavoro e senza stipendio deve poter vedere sospeso l’obbligo di far fronte all’affitto, evitandogli l’angoscia di finire per strada.
Bene che si sia sospeso l’uso della forza pubblica per gli sfratti. Però dobbiamo essere tutte e tutti consapevoli di come fra due mesi l’emergenza abitativa sarà ancora più grave di ieri. In una città svuotata dall’allontanamento della cittadinanza a favore di Airbnb e del turismo in generale.

Come Partito della Rifondazione Comunista, anche a livello locale, sosteniamo le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori, avanzate anche dalle loro rappresentanze. Se si costringono le persone a rischiare la propria salute per motivi non essenziali lo sciopero è un possibile strumento anche in situazioni di emergenza. Uno sciopero difficile, perché a pagarlo sono i lavoratori e le lavoratrici che rinunciano a una parte del loro stipendio in questa difficile situazione.

Nei prossimi giorni affronteremo molte emergenze. Sappiamo di come la priorità ora sia uscire tutte e tutti insieme il prima possibile dall’attuale situazione collegata alla diffusione esponenziale del COVID-19 (Nuovo Coronavirus). Però sappiamo anche che le ingiustizie si ripercuotono anche quando si attraversano simili situazioni. Questo deve poterci garantire di uscirne con maggiore giustizia sociale, rispetto a come ci si è entrati. Con più consapevolezza, con maggiore determinazione nell’ottenere un mondo migliore.

Sosteniamo ovviamente anche le campagne che chiedono il “reddito di quarantena”, così come quello per garantire le casse integrazioni e tutti gli strumenti a tutela della classe lavoratrice.