Rifondazione Comunista Firenze
Nell’ultima settimana si è tornati a parlare della situazione di Villa Mondeggi e hanno creato non poco scompiglio la lettera di Filippo Legnaioli (presidente provinciale della CIA), il quale non ha risparmiato attacchi ed accuse, e quella di Benedetta Albanese (consigliera della Città Metropolitana con delega al patrimonio), che ha minacciato uno sgombero forzoso.
La segreteria provinciale fiorentina di Rifondazione non può che essere rammaricata per queste posizioni, le quali vedono accusare liberi cittadini che si sono posti il problema di tutelare, salvaguardare e ripristinare un patrimonio pubblico, spendendo energie e risorse, mentre allo stesso tempo Leganioli e Albanese fanno passare in secondo piano le responsabilità politiche della gestione dei presidenti provinciali Renzi e Barducci.
L’occupazione di Mondeggi non rappresenta un problema da risolvere, ma la volontà di tutelare una risorsa, una normale rivendicazione di controllo democratico di un bene comune.
La consigliera della città metropolitana, facendo eco al presidente della CIA, avanza un forte richiamo alla legalità, ma di che tipo? Proviamo a fare riferimento alla nostra Costituzione, più esattamente all’art. 42, dove si dice “la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi acquisto, di godimento e i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Questo articolo ci dice che la Città metropolitana, proprietaria dei terreni e degli immobili di Villa Mondeggi, avendoli abbandonati, ha violato l’obbligo di “assicurarne la funzione sociale”, perdendo di fatto l’appartenenza e riportandone la proprietà al controllo collettivo del Popolo, che ne è proprietario e sovrano. Viene da sé considerare che coloro che hanno intrapreso l’iniziativa di coltivare tali terreni abbandonati hanno salvaguardato in parte la funzione sociale di questi beni.
Nell’esercitare una attività agricola è evidente che si debbano rispettare le normative fiscali e sanitarie, ma sarebbe anche opportuno provare a capire quanto e come queste incidano sulla possibilità di svolgere una vita serena e dignitosa (garantendo la sopravvivenza di quelle innumerevoli piccole aziende agricole che svolgono una attività più contadina che imprenditoriale). Le piccole aziende sono oppresse dalle logiche del mercato libero e globale, della grande distribuzione e della produzione standardizzata degli alimenti.
Non siamo quindi dello stesso avviso di chi condanna l’esperienza di Mondeggi Bene Comune, spesso queste condanne provengono da coloro che mai hanno messo piede a Mondeggi.
Attorno a questa realtà gravitano numerose persone, tra cui ci sono numerosi agricoltori che danno il proprio contributo in termini di esperienze e di risorse: a Mondeggi ci sono persone affascinate dal mondo dell’agricoltura ma anche altrettante persone che dell’agricoltura vorrebbero farne un mestiere, (negato dal fatto che la terra ha prezzi altissimi e prenderne in affitto è altrettanto difficile).
Siamo preoccupati per chi spende energie per condannare l’esperienza di Mondeggi senza dedicare energie per contrastare la continua erosione di terreni coltivabili che avviene in Italia (in Toscana negli ultimi 30 anni sono stati perduti quasi 300 000 ettari, quasi 600 000 campi da calcio).
La segreteria provinciale di Rifondazione proseguirà il lavoro svolto sino ad ora, in linea con le posizioni prese durante l’attività svolta dall’ultimo gruppo provinciale di Rifondazione, convinti che il patrimonio pubblico non si vende, che Villa Mondeggi va tutelata: la terra è di chi la coltiva.