I giornali parlano già di flop e delusione: principalmente quello che manca è la conferma di un copione narrativo, secondo il quale le piazze si riempiono all’avvio dell’anno scolastisco, per poi andare a svuotarsi con la fine dell’autunno.
Le giovani comuniste e i giovani comunisti erano però in piazza stamani al fianco delle studentesse e degli studenti, delle lavoratrici e dei lavoratori in sciopero (indetto dai Cobas). Ogni momento di conflitto è importante e quello che conta non è tanto il successo mediatico di una mattinata, quanto la capacità di costruire resistenza nella quotidianità. Per questo era importante non mancare ad una manifestazione che ci lascia un po’ di amarezza, soprattutto dopo il successo di quella di sabato dello sciopero nella grande distribuzione. Dobbiamo essere sicuramente più capaci di unire i diversi momenti di lotta e qui risiede l’importanza di una ricostruzione di una soggettività politica all’altezza di questo impegno.
Gli appuntamenti di piazza sono numerosi, perché storico è l’attacco ai diritti che viene portato avanti in questo periodo di crisi economica, ma certamente manca la capacità di trasmettere ad ampie fasce di popolazione una volontà in grando di spezzare la diffusa passività e rassegnazione (che poi si traduce in rancore, astensione ed odio sociale tra poveri).
Certo sarebbe stata importante una risposta di piazza più ampia (come nelle scorse settimane) contro la Buona Scuola e la propaganda di governo sull’assunzione dei precari: non viene però meno l’impegno delle prossime settimane a portare avanti un’adeguata controinformazione e rivendichiamo comunque con convinzione la scelta di essere stati in piazza stamani.