Nuova Pignone: l’impegno necessario della politica
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Firenze
General Electric sta dismettendo asset e partecipazioni perché i conti non tornano più e i vertici cercano così di ridurre le cospicue perdite. L’annuncio è arrivato direttamente dagli Stati Uniti.
In questo contesto arriva la decisione di cedere il ramo Oil & Gas, mettendo in vendita la quota del 62,5% in Baker Hughes meglio nota come “Nuovo Pignone”. Baker Hughes aveva smentito la notizia di qualche mese fa, che parlava di un taglio di 500 persone: anzi aveva confermato 60 assunzioni e investimenti. Alla luce ma alla luce dei nuovi fatti ci sentiamo però sinceramente preoccupati e vicini ai timori dei lavoratori.
Non siamo interessati agli assetti societari che intercorrono tra privati, tuttavia sappiamo per esperienza che quando in gioco ci son interessi legati al mondo della finanza spesso si comincia con poche gocce e si finisce con un inarrestabile fiume in piena.
Difficile dire cosa accadrà con l’eventuale dipartita della General Electric. Occorre però un impegno preventivo delle istituzioni e della politica, anche con un occhio alle conseguenze degli annunci che arrivano dagli Stati Uniti rispetto al tessuto produttivo europeo, in chiave pseudo-protezionista, da parte di Trump.
Alla luce si quanto emerge ci uniamo a chi chiede all’azienda di fare chiarezza, nelle sedi di confronto con le organizzazioni sindacali, ma chiediamo anche alle istituzioni di attivarsi con un adeguato il livello di vigilanza, affinché non si indebolisca ulteriormente il territorio in termini di livelli occupazionali.
Chiediamo inoltre alle istituzioni preposte che il problema fiorentino sia elevato a livello nazionale, investendo in prima persona il ministero del lavoro, visto che il gruppo Baker Hughes detiene diversi stabilimenti sparsi in varie parti del paese.
Per quanto ci riguarda come Partito della Rifondazione Comunista saremo sempre a fianco e a difesa dei lavoratori e delle loro famiglie, con il preciso impegno di contrastare qualsiasi decisione aziendale che dovesse mettere in pericolo i livelli occupazionali e di vita di chi in questi anni si è adoperato a fare del gruppo un riferimento del settore.