Museo Richard Ginori: lo Stato intervenga anche in economia

Museo Richard Ginori: lo Stato intervenga anche in economia

Roberto Travagli, responsabile PRC Firenze lavoro – Rosa Matucci, Segretaria PRC Sesto Fiorentino e Calenzano / 28 novembre 2017

Il Circolo di Sesto Fiorentino e Calenzano, e la federazione fiorentina del Partito della Rifondazione Comunista, esprimono tutto il loro apprezzamento per la decisione dell’acquisto del Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia di Sesto Fiorentino da parte del Ministero dei Beni culturali. Il ministro Franceschini ha assicurato che il museo entrerà così nel sistema nazionale dei musei, cosa che sicuramente porterà alla conservazione e al tempo stesso alla valorizzazione di un patrimonio storico e artistico di eccezionale rilevanza, e anche alla creazione di nuove possibilità lavorative sul territorio.

A questo proposito ci auguriamo che la scelta da parte dello Stato di rilanciare la parte museale possa portare a nuove risposte anche per la situazione di incertezza che stanno vivendo i lavoratori della Manifattura stessa. Siamo infatti convinti che se si sceglie di dare nuova vita al museo, che espone le eccellenze dell’artigianato della Richard Ginori, non si possono ignorare i problemi di precarietà che stanno vivendo i lavoratori della manifattura, che tuttora ha l’ambizione di continuare a produrre quelle eccellenze.

Tutta la zona della piana è caratterizzata da una precarizzazione sempre crescente: citiamo a solo scopo esemplificativo i lavoratori della Leonardo Spa, quelli dell’handling e dei servizi aeroportuali, il centro di smistamento di Poste Spa… e di tanti altri potremmo scrivere.

Convinti come siamo che “il lavoro non è merce”  ma forma di dignità e sussistenza delle persone, ci auguriamo che i segnali non arrivino solo rispetto alla cultura ma anche per l’articolo 1 su cui si fonda la nostra Repubblica.

Occorre ripensare al ruolo del pubblico in economia, fermando esternalizzazioni e privatizzazioni, con piani industriali pubblici che sappiano mettere a valore il nostro patrimonio culturale ma non ripensino il Paese a misura del turismo e di un consumo mercificato. La crisi economica che stiamo attraversando ci propone quotidianamente l’attualità di una lettura critica dello stato di cose presenti.

 

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