Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Firenze, 03 febbraio 2017
La possibilità di sperimentare il mondo del lavoro durante i percorsi di studio ha sicuramente un valore didattico, come qulasiasi esperienza che porti gli studenti fuori dalle classi, per confrontarsi col mondo.
C’è però molta differenza tra affrontare un percorso educativo che sia progettato e seguito dai docenti, ed essere obbligati ad effettuare centinaia di ore di lavoro gratuito (200 o 400, a seconda del tipo di scuola), con mansioni prive di qualsiasi valore qualificante, fuori da qualsiasi logica di crescita culturale, da qualsiasi progetto educativo.
Il settore dei beni culturali, largamente sottofinanziato, ha una lunga tradizione di abuso del lavoro gratuito. La “gestione Franceschini” si è distinta per l’uso indiscriminato della chiamata al volontariato, tra l’altro su ruoli di altissima professionalità: un bando per 29 volontari del servizio civile impiegati per il Giubileo, altri due per un totale di oltre mille altri volontari (in parte attraverso il Servizio Civile, in parte con Garanzia Giovani).
L’inserimento di studenti nel sistema teatrale e museale fiorentino sembra andare esattamente nella direzione di rafforzare la fornitura di lavoro gratuta al sistema dei beni artistici e culturali.
In che modo verrà garantito che questi studenti non vadano ad coprire posti di lavoro che dovrebbero essere occupati da dipendenti che il Ministero non ha interesse ad assumere? E sopratutto: cosa si impara a lavorare gratis, per un Ministero che fa del lavoro gratuito lo strumento primo di sussistenza?
Per approfondimenti:
- Mille nuovi precari al Mibact (il manifesto)
- Il Giubileo Straordinario del Lavoro Gratuito: grazie Mibact (Mi riconosci?)
- Alternanza scuola-lavoro: opportunità o sfruttamento? (Il Becco)