Le province sono state abolite? No! È ne è stata abolita l’elettività, per il resto tutto rimane come prima.
La Provincia di Firenze è ora Città Metropolitana, il presidente eletto è stato sostituito da uno “automatico” (il sindaco di Firenze) ed il consiglio metropolitano è il frutto del voto di soli 689 grandi elettori, anziché dei circa 780 mila aventi diritto.
Un provvedimento simile l’aveva preso solo Mussolini, con l’intento dichiarato di predisporre le basi del regime, lasciando le decisioni al solo ceto politico fascista.
L’intenzione attuale non è molto diversa: un ceto politico che punta a riprodurre se stesso all’infinito; stavolta però la cosa è più “democratica”, cioè “trasversale” come dimostrano le liste uniche Pd, Forza Italia, Ncd e centristi presentate in varie parti d’Italia.
È come se nel campionato di serie A, il calendario delle partite e le terne arbitrali fossero stabilite dalle dirigenze delle sole Juve e Milan e le stesse decidessero insieme i risultati.
La bozza di statuto del “nuovo” ente poi, licenziata in pompa magna dal sindaco di Firenze, nonché sindaco metropolitano, conferma questa tendenza, escludendo ogni partecipazione e controllo popolari.
Non solo non è previsto, come la legge consentirebbe, il ripristino dell’elezione degli organi a suffragio universale, ma addirittura non è prevista alcuna possibilità di intervento popolare sotto forma di petizione e di referendum consultivo, come previsto nel vecchio statuto provinciale e tuttora in tutti gli statuti comunali.
Eppure i cittadini non possono essere tenuti all’oscuro e alla larga dalle decisioni che saranno prese su materie come la gestione dei rifiuti, l’urbanistica, lo sviluppo economico e le attività produttive, le politiche sociali.
La democrazia non può essere una scelta di opportunità, non si può rivendicare quando conviene e rifiutarla nelle altre occasioni, in caso contrario sfidiamo il Pd ad essere coerente con le sue azioni e conseguentemente a cambiare nome.
Andrea Malpezzi